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La musica in streaming ruba la scena al digitale
Qualche giorno fa, in una recente pubblicazione preceduta da un’attenta analisi del panorama del mercato musicale statunitense, la RIAA ( Recording Industry Association of America) ha confermato anche in Italia oltre che negli USA, l’ascesa dello streaming in tutte le sue forme.
Cresce il mercato per i discografici italiani, e questa crescita del 21 per cento, si deve all’entusiasmo che i consumatori manifestano rispetto a tutti i formati in cui viene distribuita la musica.
In ascesa la musica fisica, con una ripresa del CD, in crescita del 17 per cento per ricavi oltre gli 88 milioni di euro, e con la marcia del vinile, in crescita del 56 per cento.
Come nel resto del mondo, anche in Italia il consumo di musica in streaming sta rubando la scena ad una fruizione digitale.
È così che il consumo di flussi di musica in streaming è aumentato nel 2015 del 68 per cento del comparto digitale, rispetto al 2014, registrando un aumento del 28 per cento nel mercato italiano.
Sul fronte della musica digitale, il settore invece è in calo del -5%.
Ciononostante i download rappresentano ancora il 13 per cento del mercato complessivo e il 32 per cento del mercato digitale, per un valore di oltre 19 milioni di euro.
I servizi fruibili gratuitamente, supportati dalla pubblicità, rendono invece poco più di 14 milioni di euro, e crescono meno vertiginosamente rispetto ai corrispettivi su abbonamento come ad esempio “TIMmusic, Spotify, Apple Music e Google Play”in abbonamento, che hanno raggiunto nel 2015 il 63% in più, oltre 10 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente.